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Un missionario con la faccia da albanese

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     Spettacolo edificante: mio padre che, in cucina, dorme rumorosamente su una sedia, davanti alla televisione accesa su Canale 5 (Italia Domanda), durante l’intervento di Silvio Berlusconi. Faccio rumore, apro e chiudo il frigorifero, chiamo mia madre a confermare che è vivo (mio padre, non Berlusconi), sbatto i bicchieri, accendo e spengo la luce, busso sul tavolo. Niente: continua a ronfare con massimo impegno. Improvvisamente Berlusconi inizia a vaneggiare di conti economici, obblighi finanziari, et similia: mio padre si sveglia di botto, vede Berlusconi, lui che è sempre stato di destra (mio padre, non Berlusconi), rimane disorientato, si spaventa, mi vede, e, coi capelli spelusciati in testa alla El Shaarawy, mi dice: «Cià, mi vo’ in lett!». Probabilmente sognava di stare seduto in Parlamento; se avesse visto Monti, avrei dovuto chiamare un’ambulanza. Peccato non aver avuto una macchina fotografica, ma c’è la crisi! Intanto mia madre continua a sproloquiare, schiamazzando, dato che nessuno l’ascolta, di aver ricevuto, in una imprecisata serata di questa settimana, la fantomatica visita di un missionario con la faccia da albanese che, suonato il campanello è – secondo mia madre- dovuto fuggire di gran carriera davanti alla fiera resistenza della porta blindata. Chi sarà stato, il missionario? Ma soprattutto, noi dove eravamo? Io ricordo solamente, martedì sera, di aver suonato mezz’ora inutilmente il campanello alla porta di casa, e, mai avendo ricevuto risposta, d’esser dovuto entrare dalla finestra. Forse è arrivato il momento d’iniziare a radermi più spesso? 

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